SEX OFFENDER TREATMENT: un percorso di riabilitazione per i detenuti autori di reati sessuali


Negli ultimi anni, i reati di genere sono aumentati in maniera esponenziale. Un fenomeno che ha portato a una crescente attenzione da parte delle istituzioni, anche in virtù dell’introduzione della Legge 19 luglio 2019, n. 69, meglio nota come Codice Rosso, che ha rafforzato la tutela delle donne vittime di violenza.

Parallelamente, è aumentato anche il numero di detenuti condannati per reati legati a violenza fisica e sessuale, rendendo sempre più urgente affrontare un nodo fondamentale e spesso trascurato: il reinserimento sociale di chi ha commesso questi reati. Perché, è bene ricordarlo, condannare e scontare una pena non implica modificare o cancellare comportamenti socialmente inadeguati e pericolosi (“pena retributiva” Vs “pena rieducativa”). Ed è proprio su questa seconda prospettiva che si innesta un progetto innovativo, avviato nella Casa Circondariale di Trento.

Un percorso riabilitativo volontario per ripartire

Grazie all’impegno congiunto della Direzione e dell’Area Educativa della Casa Circondariale di Trento, insieme alla Fondazione Caritro e alla Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale, è stato avviato un programma riabilitativo volontario rivolto a detenuti condannati per reati sessuali o di genere.

Un progetto coraggioso che parte dal presupposto che il cambiamento è possibile, ma richiede tempo, strumenti adeguati e un contesto educativo strutturato. L’intervento si concentra su tre aspetti chiave individuati dalla letteratura (Marshall, Trattamento cognitivo comportamentale degli aggressori sessuali, 2004): il diniego, le distorsioni cognitive e la mancanza di empatia.

Riconoscere, comprendere, cambiare

Il diniego è uno dei primi ostacoli da affrontare: molti autori di reato minimizzano o negano in parte o del tutto le proprie responsabilità. L’obiettivo del progetto è aiutare i partecipanti a ricostruire la narrazione dei propri atti, a riconoscerne le conseguenze e a integrarle nella propria identità in modo non difensivo. Attraverso sessioni di terapia e discussioni di gruppo, i detenuti possono esplorare le motivazioni che li hanno spinti a delinquere, in un contesto protetto.

Altrettanto importanti sono le distorsioni percettive e cognitive, che portano spesso a una lettura falsata della relazione con la vittima e alla giustificazione dei propri atti attraverso meccanismi di auto-assoluzione e difesa. In questo quadro, l’assenza di empatia gioca un ruolo centrale: chi non è in grado di percepire e comprendere il dolore dell’altro può ripetere comportamenti violenti senza alcuna consapevolezza del danno arrecato.

Attraverso esercizi di consapevolezza emotiva e interazioni guidate in gruppo, il programma promuove l’acquisizione di nuove competenze relazionali, ponendo le basi per una convivenza civile fondata sul rispetto e sull’ascolto.

Quando la formazione dei volontari costruisce sicurezza sociale

Uno degli elementi più innovativi e fondamentali del progetto è la formazione di volontari psicologi, che rappresentano una risorsa strategica non solo nella fase trattamentale ma anche in un’ottica di prevenzione.

Grazie al sostegno delle due Fondazioni, questi volontari possono sviluppare competenze spendibili in diversi contesti: non solo all’interno del carcere, ma anche nel lavoro sul territorio, contribuendo a costruire un sistema integrato di prevenzione, accompagnamento e reinserimento.

La formazione non si limita alla trasmissione di strumenti teorici, ma coinvolge i partecipanti in un percorso esperienziale, dove si impara ad accogliere senza giudicare, a riconoscere la complessità del disagio umano e a lavorare sulla responsabilità individuale. Una formazione, quindi, che fa la differenza e che mette al centro l’etica del prendersi cura dell’altro.

Un impatto sociale che va oltre le mura

Questo progetto ha un impatto concreto sull’intera comunità. Non solo offre ai detenuti la possibilità di un reinserimento – riducendo il rischio di recidiva – ma forma anche una nuova generazione di professionisti preparati e sensibili, in grado di operare in modo efficace sia dentro che fuori dal carcere.

L’intervento dimostra che una pena rieducativa e un reinserimento sociale non è un’utopia, ma una strada concreta per costruire una società più sicura, più giusta, più umana.

In conclusione

Attraverso l’impegno congiunto della Casa Circondariale di Trento, della Fondazione Caritro e della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale, si sta costruendo un modello virtuoso di intervento che unisce formazione, trattamento e prevenzione: volontariato competente e figure professionali di alto livello, insieme, per tracciare una strada verso un futuro in cui la prevenzione della violenza di genere e la promozione della responsabilità individuale possano coesistere, contribuendo a un tessuto sociale più giusto e sicuro.


Salvatore Massaro, psicoterapeuta  - progetto Sex Offender Treatment

Gli ultimi articoli della Fondazione

Vieni a trovarci in Via Dordi, 8 a Trento!

Tel. 0461261681 — Email: fondazione@fovoltn.it
CF 96050690229

Copyright © Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale -  Privacy e Cookie Policy
La Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale è patrocinata da:
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram